Alunno: Pirri Andrea
Classe 3E A.S.21/22
Il racconto è ambientato negli anni Novanta a Kabul, in Afghanistan, nel periodo della guerra civile che si combatteva in quel territorio. Alì aveva solo otto anni quando tornato dalla scuola, non trovò più la sua casa e al suo posto c’erano soltanto un cumulo di macerie. Suo fratello maggiore Mohammed che allora aveva soltanto diciassette anni dovette spiegargli che i loro genitori erano morti e che loro due dovevano fuggire da quella terra devastata dalla guerra e senza prospettive di futuro per i giovani soprattutto per loro che erano rimasti soli. Mohammed da quel momento si prese cura di Alì e organizzo il viaggio che avrebbe permesso ai due fratelli di fuggire lontano da quella realtà atroce e con la speranza di poter ricominciare in un posto migliore.Alì aveva paura ad intraprendere quel viaggio ma il fratello lo incoraggio con una frase che Alì tiene scolpita nella sua mente:
“siamo come uccelli, perché gli uccelli volano liberi e noi voleremo lontano”.
Il loro
viaggio è stato avventuroso ma soprattutto pericoloso ed è durato cinque lunghi
anni.
Alì e Mohammed scappano: sono due ragazzini soli, viaggiano nascosti in mezzo ai bagagli, sul portapacchi di un furgone diretto in Pakistan.Il fratello maggiore Mohammed è disposto a fare qualsiasi sacrificio per dare la possibilità al fratellino di avere un futuro ma soprattutto di poter mantenere la promessa fattagli prima di partire: che Alì ritorni aguardare le stelle, come faceva quando il loro papà spiegava loro le costellazioni nelle sere d’estate.
Dal Pakistan all’Iran i due fratelli attraversarono deserti e
montagne, viaggiarono nascosti sui
tetti dei furgoni e nei cassoni dei camion, affrontarono mille peripezie prima
di riuscire ad imbarcarsi per arrivare in Turchia.In Turchia
furono arrestati dalla polizia turca, trattati da clandestini ma
grazie all’aiuto di un poliziotto furono liberati e s’imbarcarono verso la
Grecia.
Durante la traversata verso la Grecia, la barca
cominciò ad affondare Alì non sapeva nuotare ma grazie ad un serbatoio di
plastica riuscì a rimanere a galla ed arrivare a riva mentre Mohammed muore annegato nelle acque tra la Turchia e la
Grecia. Quelli sono stati i momenti più terribili per Alì ma nonostante tutto
per realizzare il sogno di suo fratello e continuare a vivere anche per lui si
fa forza,raccoglie le sue energie e prosegue il suo viaggio da solo per
l’Italia.Il sacrificio di Mohamed diventa la forza interiore di Alì e lo spinge a
non arrendersi, nonostante i momenti drammatici, le delusioni e soprattutto la
terribile sensazione di solitudine.Alì finalmente riesce
a raggiungere Roma, aggrappandosi ad un camion proveniente dalla Grecia. Nella
capitale dopo tanti sacrifici e grazie alla media dei suoi voti riesce ad
ottenere una stanza in una residenza universitaria che gli viene assegnata
dalla Sapienza di Roma. Si è laureato in Giurisprudenza ed ha frequentato anche
un master in Legislazione europea. Nel 2007 si è fatto anche battezzare nella
basilica di San Giovanni in Laterano.Questo libro è la testimonianza
di quanto possa essere efficace il coraggio della speranza che come un’arma pacifica
ma potentissima aiuti a realizzare i desideri anche quelli difficilmente
realizzabili.Il romanzo ha colpito molto favorevolmente l’opinione pubblica ed
ha avuto molto successo tra i lettori soprattutto gli adolescenti ed è stato un
ottimo strumento per approfondire il tema dell’inclusione nelle scuole.
In particolare un
ragazzino adolescente ha voluto realizzare un’intervista immaginaria con il
protagonista principale del romanzo Alì EHSANI.
- Intervistatore: - Buongiorno
signore, ho letto il suo libro “STANOTTE
GUARDIAMO LE STELLE” e ne sono rimasto favorevolmente colpito, vorrei avere
il piacere di farle alcune domande, sarebbe così gentile da concedermi un’intervista?
- Alì: - Certamente, con vero piacere.
-Intervistatore: -Vorrei chiederle
cosa ha provato quando a soli otto anni ha visto la sua casa ridotta in un
cumulo di macerie?
-Alì: -Non volevo credere ai miei
occhi, non volevo capire, infatti se ti ricordi nel mio libro racconto di
rimanere seduto sul muretto ad aspettare Mohammed e nel mio cuore speravo che mi dicesse che avevo
soltanto fatto un brutto sogno. Invece mi spiegò tutte quelle cose che sai
già.E’ vero fino ad allora non mi ero reso conto della brutalità della guerra,
per me fino ad allora Kabul era soltanto un posto da favola dove si contavano
le stelle.
-Intervistatore: -Mi parli di suo
fratello Mohammed, che tipo di ragazzo era prima di quel terribile giorno? Era
un tipo spensierato come dovrebbero essere tutti i ragazzi di quell’età o era
già un punto di riferimento per la famiglia visto che vivevate in una città
assediata dalla guerra?
-Alì: -Era un ragazzo meraviglioso,
era allegro e gioioso ma nello stesso tempo responsabile e ubbidiente, si
prendeva cura di me mentre i miei erano al lavoro e da sempre era il mio punto
di riferimento dopo i miei genitorie mi ha insegnato tante cose.
-Intervistatore: -Lei veramente a
quell’età aveva chiaro il progetto di suo fratello cioè quello di avventurarsi
tra mille peripezie e pericoli per recarsi nella terra promessa e costruirsi un
futuro o seguiva suo fratello solo per amore?
-Alì: -Mohammed come ho già detto nel
libro era il mio tutto. E’vero tante volte ho avuto paura anzi abbiamo avuto
paura, ma la speranza e la voglia di riuscirci ci davano una forza incredibile
che ci faceva andare avanti dritti verso la meta.Era un misto tra realtà e
gioco soprattutto quando capivamo che stavamo per soccombere alla fatica e ai
problemi ci illudevamo che fosse un gioco, Mohammed sapeva coinvolgermi in
questo meccanismo e si sa che i fratellini piccoli idealizzano quelli maggiori
e per me lui era non solo mio fratello ma l’unica persona al mondo.
-Intervistatore: -Com’è riuscito ad
andare avanti dopo che l’ha visto morire?
-Alì -Bella domanda non sei il primo a
farmela ed ogni volta rimango senza parole. L’unica risposta che mi viene in
mente è che la forza me la dava Mohammed o per meglio dire volevo
materializzare il suo sogno e non rendere vano il suo sacrificio volevo lottare
anche per lui e penso che prima lui mi dava la forza standomi accanto ma dopo
standomi dentro perché io vivo e lotto anche per lui.
-Intervistatore: Lei si è laureato in
Giurisprudenza in una prestigiosa Università di Roma, come maiha scelto di fare
l’avvocato?
-Alì: Perché voglio aiutare tutte
quelle persone che come me sono state costrette a fuggire da una terra per
sfuggire alla morte, quelli che non possono permettersi un avvocato, i
prigionieri politici, i discriminati in genere.
-Intervistatore: -Se tornerà nel suo
Paese cosa vorrebbe fare?
-Alì: -Vorrei ricostruire la casa
gialla della mia famiglia e tornare a guardare le stelle dal tetto come
facevamo da bambini io e mio fratello insieme a papà.
-Intervistatore: -Per realizzare
questo suo sogno dovrebbe prima finire la guerra, pensa che potrebbe accadere?
-Alì: -Perché ciò si realizzi
bisognerebbe applicare una politica che metta in atto il principio di
uguaglianza e di tutela dei territori sottosviluppati.
-Intervistatore: - E’ soddisfatto
della persona che è adesso e degli obiettivi raggiunti durante la sua
permanenza in Italia?
-Alì: -In Italia ho trovato tante
brave persone che mi hanno aiutato, ho studiato, ho fatto sacrifici ed ho
raggiunto ottimi risultati e di questo non finirò mai di ringraziare
quell’Angelo che ho sempre accanto mio fratello Mohammed.
-Intervistatore: è stato un piacere per
me conoscerla, grazie per avermi concesso l’intervista.
-Alì: -Grazie a te.
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